Di Luciano Mainardi
Prima che si parli della Centomiglia è necessario parlare di Gargnano dove è nata e cresciuta.
Le mie conoscenze storiche sono limitate cosi come la mia iniziativa di
ricerche d'archivio. Non so dunque che ebbe il paese che è qui, a riva di lago, di un
monte che si immerge e scende del Benaco. Il blu profondo dell'acqua sta a dell'abisso. Il
sole gli nasce quasi di fronte sbarramento del Baldo, un monte che ama incappucciarsi di
bianco per gran parte dei mesi dellanno.
Meno noto è che tutto questo e qualche altro motivo a fare di Gargnano un mondo
particolare popolato di gente particolare. Su questo lago, dove tre province diverse, si
sono addirittura affacciate nazioni diverse.
Dunque, a monte c'è tutto un discorso di rivalità rivierasche che,
pur stemperandosi attraverso il tempo, hanno fatto si che ognuno si portasse dietro un
qualcosa di concreto.
Può essere iniziativa, può essere senso d'emulazione, può essere tutto quello clic un
etnologo ci potrebbe facilmente dimostrare. Per me invece è spirito agonistico, con una
punta di campanilismo anche.
Sul Garda, fino quasi agli anni '50, gran parte delle merci giungeva a destinazione via
acqua e gran parte dei prodotti delle due uniche industrie della sponda bresciana (una
cartiera ed un cotonificio) raggiungeva gli scali ferroviari di Peschiera e di Desenzano
sempre navigando il lago.
I mezzi della Navigarda e della cartiera di Toscolano non erano sufficienti a coprire le
esigenze né venivano potenziati in previsione dello scontato sviluppo terrestre della
motorizzazione post-bellica. E si trasportava anche legname e sabbia. E c'era una flotta
di grandi barconi a due alberi con i quali far bolina era quasi impossibile. Erano barche
che volevano le arie portanti, perché il modo nel quale erano armate consentiva solo le
andature portanti. Si chiamavano Genova, Sant'Agnese, Corsara, Garibaldi ed altri nomi
ancora che sfuggono.
Avevano il problema dei tempi di navigazione, dell'arrivare prima di un altro, per
scaricare prima ed essere in anticipo a guadagnate un altro nolo. Più noli, più soldi,
più sopravvivenza. E questo era un modo di regatare e la gente di qui conosceva le barche
dalle velature e stava magari sul porto a vedere chi la spuntava, chi riusciva a farsi
portare nel canale del vento e chi restava invece a morire di noia ed a sfogarsi in
bestemmie negli irridenti ritardi della molla.
Era regata anche la pesca al carpione che i pescatori andavano a fare
nelle acque davanti a Castelletto; quando qualcuno stava sul porto a scrutare il lago
verso la punta di San Vigilio. Come spuntavano le vele dei " garde ", cioè dei
pescatori di Garda, che risalivano la veronese con quaranta ed anche cinquanta barche,
quelli della costa bresciana prendevano il via con i loro canotti e le loro " bisse
" e arrivavano prima. C'erano anche storie di liti infernali, di coltelli ed anche,
dice qualcuno, di pirateria.
Ogni mondo intorno all'acqua ha le sue vicende e le sue leggende e la gente che sta li,
forse, prende un poco lo spirito di questo mondo, sente le sue rivalità, i suoi modi per
fare dell'agonismo. Certo, li stempera al passo con i tempi, li esprime in un modo
diverso, ma conserva qualche cosa di allora e l'insegna ad altri che abbraccia causa e
modo d'essere. Forse è per questo che gente venuta qui dal mare s'è trovata subito come
a casa. Lo spirito non era diverso e valeva la pena d'una rimpatriata fuori mura almeno
due giorni la settimana.
Sul Garda bresciano non c'era, agli inizi degli anni '50, tradizione di regate. Riva, con la sua Fraglia della Vela, era un mito. Di là, sulla veronese, era una sezione della veneziana Compagnia della Vela e poi erano venuti i club di Malcesine e Torri. Dove poteva nascere se non a Gargnano la prima iniziativa gardesana, limitatamente alla sponda bresciana, per dare vita ad un club velico?
![]() |
Il Circolo Vela Gargnano nasce dunque nel 1951. Diciamo un poco a
Brescia ed un poco a Gargnano Non ha una sede, la mutuerà nei primi tempi fra il Cral ed
un garage di casa Ragusini che si apre sul porto. Emette il suo primo comunicato in data 8
marzo 1951 per un'assemblea da svolgersi il 26 marzo dello stesso anno, quella nella quale
si approverà lo statuto del circolo e si programmerà l'attività sportiva. Vi hanno
aderito gargnanesi d'origine, di stato e d'adozione. Ne ricordo i nomi che sono quelli di
Renato Sorlini, Francesco Larghi, Furio Casteilani, Gianni Colosio, Fabio Patucelli,
Antonio Patucelli, Roberto Bianchi, Vincenzo Massari, Cesare Gelmini, Giacomo e Franco
Ragusini, Andrea e Giacomo Garioni.
C'è gente che sa e si interessa di vela. Hanno pensato di associarsi perché è anche
amore alla vela, oltre che il praticarla, diffonderla, propagandarla, cercare di
sviluppare, tentare di dire qualche cosa di nuovo, costruire magari una manifestazione che
proceda nel tempo, che porti, attraverso il tempo, lo spirito di un'idea magari da
diventare la leggenda di un'idea. Inoltre sono giovani anche i meno giovani che sono con
loro. Piace loro, insomma, andare controcorrente, contestare qualche cosa e qualcuno però
senza lo spirito di oggi. Oggi, chi contesta, vuole cambiare un sistema. Allora, chi
contestava, aveva solo una visione diversa di certi problemi, ma nel contesto, sempre, di
uno stesso sistema. Ed è una differenza sostanziale perché, allora, significa
affiancarsi a qualcuno per sostituirsi, in modo diverso, in uno stesso discorso. Oggi
significa invece cancellare qualcuno e fare un discorso completamente diverso.
E questi che fanno? Partono d'un colpo con un 'iniziativa che scuoterà l'intero paese di Gargnano ed il mondo della vela gardesana. Inventano quella che, in un loro comunicato, definiscono La 100 Miglia del Garda.
Cosa è e perché? Ecco quanto ho trovato in un dattiloscritto fatto
giallo dagli anni: i giovani dirigenti del Circolo si sono impegnati per l'organizzazione
di una regata crociera. Numerose e svariate sono le ragioni che hanno spinto gli
organizzatori a varare questo progetto; prima Ira tutte il desiderio di svolgere una
propaganda a favore della vela che vada più in là di quella già di per se stessa ottima
svolta dalle regate in triangolo.
Queste regate hanno in sé un difetto congenito che è quello di preparare e lanciare sì
ottimi timonieri profondamente versati in tutte le astuzie del bordeggio, specialisti di
imbarcazioni superleggere e veri topi di... regolamento, ma purtroppo spesso non bravi
marinai, nel senso più completo della parola. Questo accade specialmente sui laghi, dove
buona parte dei triangolisti concepisce la vela solo in funzione della regata più o meno
in vista della spiaggia. Cosi se succede di dover correre una regata con tempo duro, le
defezioni abbondano e le avarie anche, avarie spesso provocate dall'audacia favorita dal
vedere incrociare nelle vicinanze il motoscafo della giuria. La " 100 Miglia "
dovrebbe essere il banco di prova dei timonieri del Garda, perché è una regata che
impegnerà i concorrenti per un giorno ed una notte, nelle condizioni più diverse di lago
e di vento
Questa la precisa dichiarazione di intenzioni che ho trovato negli archivi
delCircolo Vela Gargnano Al gruppetto di soci dei quali si è detto si sono aggiunti
Andrea Castellani, Guerrino Cortellucci, Gianni Dognibene, Dino Feltrinelli, Giulio
Frugoni ed Aldo Zerneri. Era l'estate del 1951, Il neo costituito club di Gargnano varava
la Centomiglia dichiarando l'intenzione di dire qualche cosa di diverso. E l'ha detto come
poi si vedrà.
Per un programma nuovo un nome vecchio o, se non vecchio, preso a prestito, con modifica,
da un altro, quello della Mille Miglia con la quale Renzo Castagneto, lanciando i suoi
meravigliosi innamorati d'automobile sulle strade d'Italia, aveva portato nel mondo il
nome di Brescia e, con esso, quello del suo lago.
E come la " Mille " cosi anche la " Cento " avrà i suoi
professionisti ed i suoi dilettanti, gli uomini dei " mostri " e dei "
trabiccoli ", una storia da discutere, vicende da criticare pretendendo di farle
diverse senza capire che, la validità di una formula, sta proprio nel fatto che essa
consente se ne discuta così nei circoli bene come davanti al tavolo d'osteria, cosi in
pro e cosi in contro, senza che alcuno abbia, alla fine, la parola decisiva e
determinante, ma tutto restando sospeso sino alla prossima puntata.
I significati della Centomiglia