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Phil Reed

L’esperienza è un’ottima maestra: nel 1974, in occasione della «Gara dell’Anno» a Mallory Park, Phil Read previde che Gianfranco Bonera, suo compagno di squadra alla MV, sarebbe caduto in una curva a U verso il terzo giro e che lui stesso sarebbe arrivato all’incirca in terza posizione. Bonera cadde al terzo giro mentre stava per immettersi nella curva a U, tentando disperatamente di contenere l’ondeggiamento della parte posteriore della sua MV, sottoposta al massimo sforzo; Read arrivò terzo dopo aver deliberatamente lasciato spazio alle invincibili 750. Altri, come Roberts o Sheene, avrebbero forse tentato di dare battaglia, considerando la differenza di potenza una sfida molto allettante: e magari (ma è poco probabile) sarebbero anche riusciti a vincere. Magari nel tentativo avrebbero anche avuto un incidente, ma la folla ne sarebbe comunque rimasta entusiasta, e li avrebbe amati alla follia per il loro coraggio.

AMallory, nessuno, quel giorno, è impazzito per Read: pochi si sono a malapena accorti del significato del suo terzo posto ottenuto con una 500 contro le potenti 750, e non gli hanno perdonato di non aver tentato l’impossibile.Read è fatto proprio così: un professionista freddo e calcolatore che guarda sempre avanti, un uomo che conosce i suoi limiti, un realista, Il suo interesse per il motociclismo agonistico è iniziato neI 1954, quando il quindicenne Phil Read si recava a Siiverstone per vedere Geoff Duke correre con la Gilera quattro cilindri. Read era già un motociclista «turistico», essendo proprietario di una Matchless 250 a valvole laterali del 1930 compratagli dalla madre, ma il mondo delle corse lo conquistò completamente. Fino al 1955 si accontentò della sua vecchia macchina, tenuto a freno dalla madre che preferiva vedere il figlio impegnato come apprendista meccanico piuttosto che come apprendista corridore.

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Quando compì sedici anni Read si comprò una nuova Gold Star di 350 cc da corsa e si iscrisse alla sua prima gara, a Mallory Park. Nel 1957 la sostituì con una moto dello stesso tipo messa a punto da Geoff Duke, e questa consentì a Read di conquistare il suo primo piazzamento, un terzo posto nella gara riservata alle 350 cc alla «Hutchinson 100» di quello stesso anno, svoltasi sotto la pioggia. A questo punto Phil Read era ormai introdotto nell’ambiente e, sempre desideroso di migliorare, acquistò una Norbn Manx 350, la moto con la quale il futuro campione avrebbe ottenuto la sua prima vittoria: il 28 marzo 1958, a Mallory Park, Phil Read fu il primo a tagliare il traguardo. Nello stesso anno corse per la prima volta all’isola di ~v1an, conquistando un terzo posto di tutto rispetto nella 500 ai Manx Grand E’rix riservato ai «dilettanti» e un di~iassettesimo posto (con una media di 135 chilometri all’ora) nello Junior rourist Trophy (350 cc). Sempre nello stesso anno tastò il terreno anche nella classe 250 con una NSU Max elaborata.
Un piccolo assaggio di quello che avrebbe riservato il futuro lo si ebbe sul circuito del Crystal Palace di Londra, dove le prime due posizioni della prova delle 250 cc furono occupate dal giovane Mike Hailwood e da Phii Read che lo aveva tallonato per tutta la durata della corsa.

Nel 1959 Phil Read, in sella a una Norton Manx nuova di zecca, si unì ai campioni riconosciuti del momento, Mclntyre, Shepherd e Minter.Ormai a contatto con i leader delle classifiche mondiali, in occasione del «Trophy Day» di Silverstone vinse la sua prima gara importante, festeggiando la vittoria con l’acquisto della Norton Manx 500. A dimostrazion della sua bravura, una seconda vitto ria al Manx Grand Prix, in cui compì ui giro a oltre 150 chilometri all’ora o media con la Norton 500 non carenat~ che si era preparato da sé. Al termirn della stagione però Read decise sag giamente di assumere uno specialisti dell’isola di Man, Bili Lacey, per pre parare le sue moto; fu anche grazie all’abilità di Lacey che Read nel 196( conquistò il secondo posto nella clas sifica dell’ACU per il miglior pilota in giese, addirittura alle spalle di MikE Hailwood.

Aquesto punto il pubblico inglesE aveva ormai compreso che Read sarebbe diventato un campione, per cu non destò molta sorpresa la sua vitto ria al Tourist Trophy, classe 350 cc dell 961, relegando Gary Hocking cor la MV Agusta al secondo posto e rea• lizzando l’ultima vittoria della Nortor all’isola di Man.
Phil Read, diventato un professio. nista, si unì ad un gruppo di corridori che viaggiavano per l’Europa partecipando a tutte le gare di campionato mondiale. La prima prova mondiale cui Read partecipò fu il Gran Premio d’Olanda dei 1962, ma non sarebbe riuscito a vincere fino all 964, quando in occasione del Gran Premio di Francia conquistò il record sul giro e sulla distanza. Quell’anno firmò il contratto con la Yamaha, che era alla ricerca di un pilota veramente valido che guidasse la sua squadra contro quella della Honda, capitanata da Jim Redman. Read dimostrò immediatamente le proprie capacità conquistando il titolo mondiale della classe 250 cc, il primo titolo mondiale conquistato dalla Yamaha.

Nel frattempo, continuava a correre con la sua Manx nella classe 500 cc, senza però riuscire a ottenere più del terzo posto, come già era accaduto nel 1962.
Nel 1965 Phil Read vinse per la seconda volta il campionato del mondo, sempre nella classe 250 cc. L’anno dopo ci fu una svolta nella carriera di Read, o meglio nella sua immagine «pubblica»: il campione, fino allora, aveva sempre avuto un atteggiamento molto chiuso, quasi enigmatico, non certo quel tipo di temperamento estroverso che i tifosi sportivi amano. Ma nel 1966 BilI lvy passò alla Yamaha, senza nascondere l’intenzione di sostituirsi a Read come capitano della squadra: questo diede inizio a una sfida che avrebbe procurato ai due piloti una grande notorietà e un interessamento da parte del pubblico che non avrebbero mai più perso.
Dopo due stagioni tranquille, i nodi vennero al pettine nel 1968, quando lvy si trovò in testa alla classifica del campionato del mondo per la classe 250 cc e a Read fu dato l’ordine di fargli da spalla: il che accrebbe l’esasperazione di Read, al corrente del fatto che la Yamaha si sarebbe ritirata dalle corse alla fine dell’anno, negandogli così ogni possibilità di riconquistare il titolo delle 250 cc che gli era stato tolto da Mike Hailwood con la Honda; in effetti, a quell’epoca, non esistevano altre moto veramente competitive. La Yamaha voleva invece che Read puntasse sulla 125.
Idue rivali resero molto spesso pubblici i loro sentimenti reciproci, ma Read si attenne agli ordini solo fino al Gran Premio di Cecoslovacchia del 1968. Cosa pensassero i dirigenti della Yamaha della decisione di Read di disobbedire agli ordini, una volta venutine a conoscenza, non si sa: sta di fatto che il duello che ne seguì tra Read e lvy, col pubblico degli appassionati parteggiante per l’uno e per l’altro, diede alla Yamaha molta più pubblicità di quanto non avrebbe mai potuto supporre, e la squadra si ritirò sommersa dalla pubblicità. La disobbedienza fruttò a Read i due titoli delle 125 e delle 250 cc nel 1968.

Phil Read era ormai diventato un uomo d’affari, e investiva tutto il denaro guadagnato con le corse in una ditta costruttrice di imbarcazioni e concessionaria dei motori Yamaha per uso nautico; cinque anni dopo fondò una nuova società, la «Phil Read International», e incominciò a produrre e a vendere accessori motociclistici, principalmente caschi.
Dopo lo scioglimento della squadra da parte della Yamaha Read partecipò al campionato mondiale come concorrente privato, ottenendo il sorprendente risultato di vincere nel ‘71 un nuovo titolo mondiale per la classe 250 cc. In quei tempi correva anche in alcune prove di Formula 750, per la NortonPlayers, in sella a uno dei bicilindrici di 750 cc a valvole in testa.
Per parecchi anni Phil Read è stato considerato uno specialista delle piccole cilindrate, ma in realtà è stato uno dei corridori più completi che l’inghilterra abbia mai prodotto. E sicuramente Geoff Duke deve aver pensato a questo, quando ha così coraggiosamente tentato di convincere la Gilera a tornare nuovamente all’attività agonistica con le sue quattro cilindri nel 1963, per opporsi alla coppia HailwoodMV Agusta. Ma purtroppo il progetto non ha avuto lunga durata.
Ovviamente anche la MV deve aver tenuto Read in molta considerazione, dal momento che nel 1973 lo ha ingaggiato per affidargli le sue quattro cilindri di 350 e 500 cc, dopo la morte di Angelo Bergamonti: il che ha consentito al campione di tentare la scalata alla classifica della classe più importante, tentativo che si può senz’altro dire riuscito, dal momento che ha conquistato il titolo della 500 cc nel 1973 e neI 1974.

In quegli anni si è trovato invischiato in un nuovo scontro di personalità, questa volta con Agostini, capitano della squadra della MV, irritato (cosa abbastanza comprensibile) per la minaccia alla sua posizione rappresentata dal forte campione inglese. Per la prima volta in sette anni Agostini perse il titolo della classe 500 ad opera del suo «secondo», Read.
Per quanto si divertisse moltissimo a guidare le MV quattro cilindri (((mi piace il rumore che fanno»), Read non ha mai nascosto di voler partecipare a gare più remunerative, quali la Formula 750 o quelle «senza limitazione di cilindrata».
Read è stato molto energico nelle sue critiche al circuito dell’Isola di Man e ha dichiarato apertamente di preferire i circuiti brevi, un commento che la maggior parte dei tifosi suoi connazionali non ha molto gradito. Ma sono stati in molti a dire che dietro adeguato compenso non avrebbe esitato a tornare a correre al Tourist Trophy. Va ricordato che, all’epoca di queste sue dichiarazioni, per i canoni agonistici era ormai un pilota «vecchio», e quindi riflessivo.
E non ha certo fatto tacere i suoi detrattori quando nel 1977 ha potuto realizzare la sua ambizione più grande, quella di correre con moto di grossa cilindrata, grazie alla concessionaria inglese della Honda: la Società gli ha offerto una cifra incredibile per farlo correre con una delle sue moto ufficiali per gare di durata all’isola di Man. Read ha accettato e ha vinto: ma la sua vittoria non è stata certo sensazionale, a causa della controversia sorta in seguito alla riduzione della gara a un solo giro.

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