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MICHELE DANCELLI


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Nato l'8 Maggio 1942 a Castenedolo (BS) Professionista dalle 1963 - 73 vittorie.

A soli 21 anni Michele Dancelli è passato tra i professionisti, accasandosi con la Molteni. Inizialmente rispettando le consegne, ma con un’attenzione a come avvenivano le corse.

Dopo un anno di praticantato, colse la sua prima affermazione nel 1964, esattamente il 5/4/64, vincendo il circuito di Col S. Martino e, dopo un mese e mezzo, la prima delle 11 tappe del Giro d'Italia, la Riva del Garda - Brescia. Il 28/6 dello stesso anno si impose nel Giro d'Abruzzo, quindi nel G.P. Industria e Commercio di Prato; concluse la stagione aggiudicandosi la corsa di Coppi, la Torino - Castellania il 27/9/64, imponendosi nel trofeo Cougnet

Il 1965 fu per Dancelli e per la Molteni un anno da incorniciare perché vinse la sua prima maglia tricolore a soli 23 anni. Andiamo con ordine: il 14/2/65 G.P. di Cannes (Fr) seguito dal Giro di Campania, dalla tappa di Vallorbe (Giro di Romandia) e quindi si aggiudicò la S.Marino - Perugia al giro d'Italia, seguita dalla Benevento - Avellino (giro d'Italia).Il 20/7/65 G.P. Montelupo, inanellò una serie di risultati nel mese di agosto, iniziando con il G.P. Industria e Commercio di Prato corso il l'agosto, il Giro dell'Appennino l'8 agosto, la coppa Placci di Imola il 19 agosto, concludendo il 29 agosto con il G.P. Molteni ad Arcore. Ma quell'anno era presumibilmente imbattibile perché nel mese di settembre vinse ad Auch (Fr).Nel 1966 Michele Dancelli (Molteni) vinse ad Ajaccio una tappa della Parigi - Nizza era il 14/3/66; quindici giorni più tardi si aggiudicò il giro di Reggio Calabria, per poi recarsi al nord a vincere la Freccia Vallona era il 29/4/66.Al Giro D'Italia si impose nella tappa Levico Terme - Bolzano era il 5/6/66; quell'anno Michele vinse anche il Giro dell'Appennino l'11/9, e la sua seconda maglia tricolore nel Giro del Lazio era il 17/9/66 ma sette giorni dopo, il 24/9/66, si aggiudicò il Giro del Veneto,, per concludere un'annata piena di risultati con la cronostaffetta del Ghisallo 2/10/66.

Nel 1967 Dancelli optò per la squadra della Vittadello ed inanellò una serie di affermazione che iniziarono con il giro di Reggio Calabria il 16/4/67, per primeggiare nella Spezia - Prato al giro d'Italia era il 22/5/67 e nella tappa Lido degli Estensi - Mantova, sempre nel giro d'Italia il 3/6/67, continuò con il Circuito di Bergamo, il G.P. Industria e Commercio di Prato il 10/9/67, il circuito di Larciano ed il circuito di Scorzé; quindi vinse anche il giro dell'Appennino 1/10 ed il 4/10/67 il Giro d'Emilia; il 7/10/67 si aggiudicò la Coppa Sabatini di Peccioli. Anche in questo caso, e non era la prima volta, che quando riusciva ad allenarsi non ce n'era per nessuno (gergo usato dai ciclisti per indicare che un atleta andava forte). Concluse l'annata aggiudicandosi il 14/10/67 la corsa di Coppi. L'anno successivo si accasò con la Pepsi Cola. Con la nuova squadra parti bene e vinse, all'inizio stagione, il trofeo Laigueglia 11/2/68 ed il Giro di Reggio Calabria il 24/3/68. IL 10/5/68 al giro di Romandia dominò nella tappa di Bulle e il 22/8/68 vinse a Maubege nella Parigi - Lussemburgon oltre al cimento di Maggiora.

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Da sinistra Mario Anni, Davide Boifava,
Michele Dancelli, Marino Basso e Pierfranco Vianelli.

Nel 1969 tornò alla Molteni, che nel frattempo aveva preparato una squadra competitiva, con l'arrivo di Davide Boifava, Basso, Vianelli oltre a Dancelli, Mario Anni, Santambrogio. L'anno parti bene, vinse a S. Venanzio di Galiera il 23/3/69, il 5/4/69 si aggiudicò il G.P. Cemab a Mirandola, l'Il/5/69 la tappa di Purrentruy, al giro di Romandia e il 24/5/69 la tappa di Potenza al giro d'Italia.

Quell'anno decise di partecipare al Tour de France e si aggiudicò la tappa di Thonon era il 6/7/69. Tornato in Italia, terminato il Tour, colse l'affermazione a Chignolo Po il 16/8/69 ed il 24/8/69 ad Onno la cronostaffetta.

Il 1970 è l'anno della consacrazione, vince il il Trofeo Laigueglia il 15/2/70 ed il 20/3/70,compie il suo capolavoro, interrompe il dominio di Edy Merckx in quella che era diventata la sua corsa la Milano - Sanremo.

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L'arrivo di Dancelli
nella Milano Sanremo del 197
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Alla partenza Dancelli non è di certo tra i favoriti. E forse è per questo motivo che, quando decide di scattare a 70 Km. dal traguardo, gli altri corridori prendono la sua fuga non troppo sul serio. Cosa che fa anche Eddy Merckx. Ma il vantaggio accumulato con lo scatto dopo una ventina di Km invece di diminuire aumenta sempre più. Qualcuno nel gruppo allora comincia a preoccuparsi e decide di aumentare il ritmo per riprendere il fuggiasco. Dancelli però non cede e, incoraggiato dal gran patron Pietro Molteni, che dall'ammiraglia urla e si sbraccia a non finire, continua a imprimere un ritmo incredibile ai suoi pedali. Giunto ai piedi del Poggio, sono in molti a ipotizzare un crollo di Michele che, ottimo passista e velocista, non ha mai amato le salite, tanto più ora che ha una sessantina di Km di fuga nelle gambe. Sul colle che porta alla città dei fiori, Infatti, la sua andatura rallenta ma non tanto da costringerlo a cedere. E quando si presenta da solo in via Roma i suoi occhi brillano di gioia e la folla impazzisce: dopo 17 anni un italiano sfreccia per primo sul traguardo della classica più importante d'Italia. Dancelli in carriera ha partecipato a nove Giro d'Italia vincendo ben undici tappe senza però riuscire mai a conquistarlo. L'anno che si è reso più pericoloso è proprio il '70, la sua stagione d'oro. Infatti lotta come un leone dando il meglio di sé nelle frazioni pianeggianti. Alla fine si aggiudica quattro tappe (tra cui, a sorpresa, quella della Marmolada) e arriva 4' in classifica generale a 7'7" dal vincitore Eddy Merckx e dietro Gimondi e VandenBossche.

L'anno 1971 vede il passaggio di Dancelli alla Scic dove rimarrà sino a fine attività. In questo periodo vince il G.P. St. Raphael (Fr) 6/2/71, tappa di Macomer al Giro di Sardegna 1/3/71, tappa di Gstaad al Giro della Svizzera e la tappa di Lugano 20/6/72 ed il 26/7/72 Giro delle Marche (Trofeo Cougnet).

Nel 1973 Michele Dancelli decide di appendere la bici al chiodo, dopo dieci anni di attività svolta ad altissimo livello.

 

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