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Alberto Pagani

Commentando la carriera sportiva di suo figlio Alberto, Nello Pagani eb
be a dire che se gli è mancato qualcosa per essere un campione affermato, questa è stata la «cattiveria». Infatti per diventare un fuoriclasse bisogna avere quella totale volontà di emergere che porta a guidare e a costruire la propria carriera con la più assoluta determinazione.

Alberto Pagani, un bel ragazzo intelligente, signorile e spigliato nel modo di fare, perfettamente padrone dell’inglese e del «saper vivere» internazionale, è stato dunque uno dei migliori piloti italiani degli Anni Sessanta, ma pur avendo ottenuto importanti affermazioni anche in gare di campionato mondiale, per un insieme di circostanze non ha raggiunto i più elevati traguardi. D’altro canto, in cuor suo, è probabile che non mirasse neppure così in alto, conscio della realtà degli eventi che gli impedivano, quando non disponeva delle moto competitive, di sognare affermazioni impossibili e peraltro, quando con la MV tre cilindri ebbe il mezzo all’altezza, il suo ruolo di «gregario» di Agostini gli impedì impennate fuori luogo.

Per queste potenti ma impegnative motociclette, Alberto Pagani non aveva forse neppure la necessaria esuberanza fisica, tanto che dolori ai polsi nei circuiti più tormentati (come Ospedaletti) lo misero talvolta in difficoltà. Alberto Pagani non vanta dunque titoli mondiali o italiani, ma la vittoria in alcune gare di campionato mondiale con Linto ed MV, alcune vittorie internazionali in varie cilindrate, eccellenti prestazioni tra cui fa spicco un terzo posto ottenuto al Tourist Trophy con la Paton 250 nel ‘64 e un secondo con la MV 500 nel ‘72, la conquista di importanti record mondiali con la Moto Guzzi nel ‘69.
A conclusione della sua carriera, nel 1972, era tra i piloti che potevano vantare una delle più complete esperienze, avendo corso in ogni parte del mondo, compresi Sudamerica e Giappone, e in tutte le cilindrate, compresa la classe 50 nella quale portò in gara in forma ufficiale le tedesche Kreidler. Una carriera pertanto invidiabile (costellata anche da alcuni incidenti, nessuno dei quali veramente grave) che ancor giovane, ad attività conclusa, gli ha consentito di godere di una ben meritata reputazione di serietà e competenza messa a frutto come direttore sportivo di importanti team, dopo essere stato, per lungo tempo, collaudatore di prototipi prima alla Aermacchi, quindi alla MV Agusta: un lavoro faticoso e certamente più modesto di altri incarichi a livelli superiori cui avrebbe potuto assurgere facilmente, ma cui ha rinunciato per il piacere di avere sempre una motocicletta a portata di mano. E non saremo certo noi a dargli torto...

Alberto Pagani è nato a Milano, primogenito di Nello Pagani, il 29 agosto del 1938, e risiede alla Schiranna a Varese (anche se è sempre in giro per il mondo) con la moglie Gitty, di origine tedesca, e con la figlia Nadia, nata nel 1965 (per curiosità va segnalato che la sorella di Gitty è moglie di un altro celebre corridore motociclista, i neozelandese Frank Perris).

Ha cominciato a correre nel 1956, diciott’anni, gareggiando in circuito nella categoria juniores con le MV 125 ufficiali, grazie all’intervento del padre, che a quei tempi era direttore sportivo della Casa. Se gli inizi furono facilitati, dopo che la MV lasciò questo settore Alberto Pagani si adattò a fare «gavetta» con una Ducati 125 monoalbero, con la quale disputò delle buone corse in Italia e si spinse ben presto all’estero per fare in fretta quell’esperienza indispensabile per diventare corridore di mestiere.
Nel 1960 lo troviamo già al Tourist Trophy dove corre nella classe 125 con una MV prestatagli dall’amico Webster (con la quale arriva dodice
simo) e nelle classi 350 e 500 (tren tunesimo e ventinovesimo) con le Norton Manx del preparatore Lacey. Quello stesso anno porta al debutto a Stoccarda anche la Aermacchi 250, ma senza fortuna. Va comunque datp attp ad Alberto Pagani il merito di aver condotto la Casa varesina a tentare la via dei gran premi, maggiorando la sua 175 e battendo così per primo una strada che avrebbe in seguito portato la Aermacchi a produrre in serie le sue 250 e 350 ad aste e bilancieri per corridori privati oltre a partecipare ir proprio ufficialmente.
Nel ‘61 con la Aermacchi 175, Al berto Pagani coglie la sua prima im portante vittoria nella combattutissi. ma gara per le moto sport a Monza Sempre con la Aermacchi coglierà altri due successi nelle Sei Ore di Monza, nel ‘64 in coppia con Visenzi e ne ‘65 in coppia con Mandolini.
Con le Aermacchi 250 e 350 Alberto corre dovunque all’estero, anche in prove di campionato mondiale, e nel ‘62 lo troviamo ben piazzato in alcune importanti gare fra cui il T.T., dove è quinto nella 250. Nel ‘62 la Honda gli affida per il G. P. delle Nazioni a Monza una 125 e una 250 quattro cilindri che Alberto porta brillantemente al terzo posto dopo Redman (Honda) e Provini (Morini); con la 125 è quinto.
Nel ‘63 è anche alla guida delle Kreidler 50 ufficiali, con le quali, insieme ad altri buoni piazzamenti, è terzo al G.P. d’Argentina dominato dalle Suzuki.

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Alberto Pagani

Nel ‘64 corre con la Paton 250 con la quale, oltre al notevole terzo posto al T.T. di cui si è già detto, è quinto al Sachsenring. Nel ‘65 una brutta caduta al G.P. delle Nazioni a Monza lo immobilizza per qualche tempo. Nel ‘66 vanno ricordati i bei terzi posti ottenuti a Monza con le Aermacchi 250 e 350 e a Fisco, in Giappone, con la 350. Nel ‘67 altri buoni risultati con la Aermacchi 350: quarto a Hockenheim, quarto al Tourist Trophy, quinto a Brno e quarto a Monza.
Nel ‘68 corre con la Linto 500, una bicilindrica realizzata dal progettista Lino Tonti in collaborazione col vareàino Premoli, costituita da due motori Aermacchi 250 accoppiati. Con questa macchina Alberto Pagani è secondo al Sachsen ring dopo Agostini e quarto a Monza. Meglio ancora gli riuscirà di fare nel ‘69 perché porterà alla vittoria la Linto nel Gran Premio delle Nazioni a Imola (assenti Agostini e la MV per polemica sul cambiamento di sede Monza-lmola), conquistando il suo primo successo in un gran premio. Anche nel ‘70, con la stessa macchina, fanno spicco i terzi posti al Gran Premio di Francia a Le Mans, ad Assen e a lmatra.

Nel ‘71 e nel ‘72 è finalmente ingaggiato dalla MV che in caso di défaillance della macchina di Agostini sente il bisogno di un secondo pilota, ligio però alle disposizioni e non battagliero come lo era stato Bergamonti. In questi due anni Alberto Pagani raccoglie alcune soddisfazioni di rilievo con la vittoria a Monza nel 71, classe 500, mentre nel ‘72, sempre nella 500, spiccano i secondi posti del Nùrburgring, di lmola, del Tourist Trophy, di Assen, del Belgio, di lmatra, e la vittoria al G.P. di Iugoslavia. Alberto Pagani finisce secondo nella graduatoria mondiale e in quella di campionato italiano, ed è con questi brillanti risultati che chiude la sua intensa e proficua carriera.

 

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